Il 16 febbraio 2005 scrivevo
Dopo oltre venti anni di discussione animata che ha coinvolto le comunità locali, le Province, il mondo ambientalista, quello agricolo e le associazioni venatorie, il Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola è finalmente legge regionale. Il Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, ha, infatti, approvato nella seduta del 14 febbraio 2005 l’ istituzione del Parco che si sviluppa su oltre 6.000 ettari nei Comuni di Brisighella, Riolo Terme, Casola Valsenio, Borgo Tossignano, Fontanelice e Casalfiumanese.
Le aree destinate a parco sono circa 2.000 ettari, distribuiti per due terzi nel territorio della provincia di Ravenna e per un terzo nella provincia di Bologna, mentre le zone di pre-parco e le aree contigue saranno circa 4.000 ettari. La legge suddivide questo territorio in 4 zone, con livelli differenti di tutela, dunque di tutela. La zona A, a “protezione integrale” (Ha. 52), riguarda soprattutto il versante Ravennate: la riva di San Biagio, il rio Basino, rupi di Monte Mauro e rio Cavinale. Qui l’accesso sarà consentito solo per scopi scientifici ed educativi con l’ausilio di guide autorizzate dal gestore. Nella zona B, in cui si comprendono “rupi ed emergenze gessose, aree a vegetazione naturale, ingressi delle grotte e doline” (Ha. 738), non si potrà impiantare alcun’attività, costruire, campeggiare, tagliare alberi e siepi se non per manutenzione, cacciare, aprire nuove strade. Ma è concessa la manutenzione e la creazione d’infrastrutture “d’interesse locale”, l’apertura di piste forestali. Nella zona C di protezione valorizzazione agroambientale sono inseriti i calanchi e le zone ad uso agricolo (Ha. 1.256). L’agricoltura si potrà portare avanti compatibilmente con la vita del parco, anche le costruzioni sono concesse, solo a uso agricolo e compatibili col parco, come le piste e gli accessi a uso privato devono essere finalizzate alle attività colturali. Vietata anche qui la caccia come nelle due zone precedenti. All’ultima zona, cosiddetta “area contigua o pre-parco” (Ha. 4.046), si applicano le norme urbanistiche e comunali vigenti, ma si vieta la modifica del sistema idraulico sotterraneo, l’eliminazione di siepi, torrenti e fossi, l’alterazione di grotte e doline, la conversione dei prati seminaturali e dei pascoli nelle aree calanchive.
Il testo approvato dall’aula nasce da un progetto di legge d’iniziativa popolare presentato dalle Province interessate – Ravenna e Bologna – dalle Comunità Montane e dai sei Comuni territorialmente coinvolti. Si tratta di un caso unico a livello nazionale perché di solito i Parchi nascono sulla base di istanze che provengono dall’ esterno del territorio. Questa volta, invece, il Parco è nato per volontà e responsabilità, diretta e primaria, degli Enti Locali; gli stessi che saranno chiamati a gestirlo attraverso uno specifico Consorzio, consolidando, quindi, un protagonismo diretto dei responsabili principali delle Comunità interessate.
Con il Parco sarà tutelata e valorizzata una delle più importanti emergenze gessose a livello nazionale e saranno protetti anche importanti valori botanici, faunistici e paesaggistici. Si apre ora una fase costituente che dovrà vedere impegnati, allo scopo di tratteggiare il futuro assetto pianificatorio del Parco, innanzitutto gli operatori agricoli, turistici e faunistici presenti nell’area. Grazie al Parco trarrà vantaggio la promozione e la valorizzazione dell’Appennino Faentino e Imolese, un territorio ricco di straordinarie emergenze ambientali e culturali ma anche di prodotti agricoli di qualità e di centri urbani di grande valore storico e monumentale.
L'istituzione del Parco, rappresenta, per l’ intero territorio, un'occasione unica per conservare in primo luogo la diversità biologica ed ecologica dell'area, nonché per consentire un utilizzo sostenibile delle risorse naturali e lo sviluppo delle attività compatibili con la tutela dell'ambiente. La missione del Parco, è essere l'elemento centrale, il fulcro, di una strategia di valorizzazione territoriale della collina che, in quanto elemento unificante, di forte visibilità e identità territoriale, tenga assieme l'esigenza di riconoscibilità di questa area e le opportunità di valorizzazione di tutti gli altri elementi e fattori su cui articolare il "Piano territoriale del parco".
Un parco, dunque, che supera la concezione vincolistica dei parchi e promuove una più ampia partecipazione delle categorie economiche e sociali alle scelte fondamentali delle aree protette,
valorizza il ruolo delle popolazioni residenti, in particolare dei produttori agricoli, prevedendo che, dove la loro presenza nel tessuto produttivo sia forte, le scelte del parco debbano tener conto dell’attività agricola svolta in armonia con le nuove norme comunitarie, nazionali e regionali. In questo modo viene riconosciuto il ruolo multifunzionale dell’agricoltura e il contributo fondamentale che essa può dare per la conservazione dell’ambiente naturale e per garantire la permanenza dell’uomo sul territorio.
Ed è proprio su questo aspetto fondamentale che lo strumento parco nell’ ambito del suo “Piano territoriale” o “ Progetti d’area” non potrà non attivare un vero e proprio Progetto "Agricoltura e Parco" che fondi il suo presupposto sulla valutazione delle caratteristiche peculiare del territorio, per favorire le produzioni agricole ecocompatibili e per la loro valorizzazione. Tale valorizzazione si realizza ricorrendo ad un "Marchio" che ne faciliti il riconoscimento e la provenienza sia presso quanti frequentano il Parco, sia presso importanti segmenti della distribuzione organizzata. Il crescente ricorso da parte delle imprese agricole a tecniche di coltivazione che limitano o addirittura evitano l'utilizzo di prodotti chimici di sintesi, le nuove esigenze di mercato, le indicazioni e le opportunità offerte in ambito U.E., le sollecitazioni dei consumatori, rappresentano il presupposto delle molte opportunità che il parco offre.
Salutiamo con favore ed interesse questa nuova legge, che apre nuovi scenari e opportunità per lo sviluppo della nostra collina, anche attraverso strumenti legislativi molto interessanti:per favorire lo sviluppo delle aree destinate a parco e di quelle contigue, tutte le zone sono state inserite nella misura comunitaria “Obiettivo 2”, che dà la possibilità agli enti pubblici e privati, di accedere anche ai finanziamenti del “Leader +”, “Agenda 2000”, il Piano Regionale di Sviluppo Rurale, il “Life Natura” e il “Life Ambiente”.
Vi sono, inoltre, finanziamenti diretti di Regione e Stato conseguenti all’istituzione del parco, rivolti agli enti pubblici e ai privati, per la realizzazione di progetti finalizzati al recupero e alla valorizzazione delle risorse ambientali ed allo sviluppo socio-economico del territorio, ivi compresa la ricerca scientifica, l’educazione ambientale, la fruizione turistica, la conoscenza del parco e le acquisizioni immobiliari effettuate per le stesse finalità. Gianpaolo Sbarzaglia 16 febbraio 2005
Le aree destinate a parco sono circa 2.000 ettari, distribuiti per due terzi nel territorio della provincia di Ravenna e per un terzo nella provincia di Bologna, mentre le zone di pre-parco e le aree contigue saranno circa 4.000 ettari. La legge suddivide questo territorio in 4 zone, con livelli differenti di tutela, dunque di tutela. La zona A, a “protezione integrale” (Ha. 52), riguarda soprattutto il versante Ravennate: la riva di San Biagio, il rio Basino, rupi di Monte Mauro e rio Cavinale. Qui l’accesso sarà consentito solo per scopi scientifici ed educativi con l’ausilio di guide autorizzate dal gestore. Nella zona B, in cui si comprendono “rupi ed emergenze gessose, aree a vegetazione naturale, ingressi delle grotte e doline” (Ha. 738), non si potrà impiantare alcun’attività, costruire, campeggiare, tagliare alberi e siepi se non per manutenzione, cacciare, aprire nuove strade. Ma è concessa la manutenzione e la creazione d’infrastrutture “d’interesse locale”, l’apertura di piste forestali. Nella zona C di protezione valorizzazione agroambientale sono inseriti i calanchi e le zone ad uso agricolo (Ha. 1.256). L’agricoltura si potrà portare avanti compatibilmente con la vita del parco, anche le costruzioni sono concesse, solo a uso agricolo e compatibili col parco, come le piste e gli accessi a uso privato devono essere finalizzate alle attività colturali. Vietata anche qui la caccia come nelle due zone precedenti. All’ultima zona, cosiddetta “area contigua o pre-parco” (Ha. 4.046), si applicano le norme urbanistiche e comunali vigenti, ma si vieta la modifica del sistema idraulico sotterraneo, l’eliminazione di siepi, torrenti e fossi, l’alterazione di grotte e doline, la conversione dei prati seminaturali e dei pascoli nelle aree calanchive.
Il testo approvato dall’aula nasce da un progetto di legge d’iniziativa popolare presentato dalle Province interessate – Ravenna e Bologna – dalle Comunità Montane e dai sei Comuni territorialmente coinvolti. Si tratta di un caso unico a livello nazionale perché di solito i Parchi nascono sulla base di istanze che provengono dall’ esterno del territorio. Questa volta, invece, il Parco è nato per volontà e responsabilità, diretta e primaria, degli Enti Locali; gli stessi che saranno chiamati a gestirlo attraverso uno specifico Consorzio, consolidando, quindi, un protagonismo diretto dei responsabili principali delle Comunità interessate.
Con il Parco sarà tutelata e valorizzata una delle più importanti emergenze gessose a livello nazionale e saranno protetti anche importanti valori botanici, faunistici e paesaggistici. Si apre ora una fase costituente che dovrà vedere impegnati, allo scopo di tratteggiare il futuro assetto pianificatorio del Parco, innanzitutto gli operatori agricoli, turistici e faunistici presenti nell’area. Grazie al Parco trarrà vantaggio la promozione e la valorizzazione dell’Appennino Faentino e Imolese, un territorio ricco di straordinarie emergenze ambientali e culturali ma anche di prodotti agricoli di qualità e di centri urbani di grande valore storico e monumentale.
L'istituzione del Parco, rappresenta, per l’ intero territorio, un'occasione unica per conservare in primo luogo la diversità biologica ed ecologica dell'area, nonché per consentire un utilizzo sostenibile delle risorse naturali e lo sviluppo delle attività compatibili con la tutela dell'ambiente. La missione del Parco, è essere l'elemento centrale, il fulcro, di una strategia di valorizzazione territoriale della collina che, in quanto elemento unificante, di forte visibilità e identità territoriale, tenga assieme l'esigenza di riconoscibilità di questa area e le opportunità di valorizzazione di tutti gli altri elementi e fattori su cui articolare il "Piano territoriale del parco".
Un parco, dunque, che supera la concezione vincolistica dei parchi e promuove una più ampia partecipazione delle categorie economiche e sociali alle scelte fondamentali delle aree protette,
valorizza il ruolo delle popolazioni residenti, in particolare dei produttori agricoli, prevedendo che, dove la loro presenza nel tessuto produttivo sia forte, le scelte del parco debbano tener conto dell’attività agricola svolta in armonia con le nuove norme comunitarie, nazionali e regionali. In questo modo viene riconosciuto il ruolo multifunzionale dell’agricoltura e il contributo fondamentale che essa può dare per la conservazione dell’ambiente naturale e per garantire la permanenza dell’uomo sul territorio.
Ed è proprio su questo aspetto fondamentale che lo strumento parco nell’ ambito del suo “Piano territoriale” o “ Progetti d’area” non potrà non attivare un vero e proprio Progetto "Agricoltura e Parco" che fondi il suo presupposto sulla valutazione delle caratteristiche peculiare del territorio, per favorire le produzioni agricole ecocompatibili e per la loro valorizzazione. Tale valorizzazione si realizza ricorrendo ad un "Marchio" che ne faciliti il riconoscimento e la provenienza sia presso quanti frequentano il Parco, sia presso importanti segmenti della distribuzione organizzata. Il crescente ricorso da parte delle imprese agricole a tecniche di coltivazione che limitano o addirittura evitano l'utilizzo di prodotti chimici di sintesi, le nuove esigenze di mercato, le indicazioni e le opportunità offerte in ambito U.E., le sollecitazioni dei consumatori, rappresentano il presupposto delle molte opportunità che il parco offre.
Salutiamo con favore ed interesse questa nuova legge, che apre nuovi scenari e opportunità per lo sviluppo della nostra collina, anche attraverso strumenti legislativi molto interessanti:per favorire lo sviluppo delle aree destinate a parco e di quelle contigue, tutte le zone sono state inserite nella misura comunitaria “Obiettivo 2”, che dà la possibilità agli enti pubblici e privati, di accedere anche ai finanziamenti del “Leader +”, “Agenda 2000”, il Piano Regionale di Sviluppo Rurale, il “Life Natura” e il “Life Ambiente”.
Vi sono, inoltre, finanziamenti diretti di Regione e Stato conseguenti all’istituzione del parco, rivolti agli enti pubblici e ai privati, per la realizzazione di progetti finalizzati al recupero e alla valorizzazione delle risorse ambientali ed allo sviluppo socio-economico del territorio, ivi compresa la ricerca scientifica, l’educazione ambientale, la fruizione turistica, la conoscenza del parco e le acquisizioni immobiliari effettuate per le stesse finalità. Gianpaolo Sbarzaglia 16 febbraio 2005
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