A volte mi capita di avere, come si dice la testa dura, pazienza. Dovete però convenire che, è molto meglio che averla vuota. Questo pistolotto mi serve per reintrodurre il tema del Parco regionale della Vena del gesso.
Abbiamo volutamente lasciato passare un po’ di tempo, per vedere cosa succedeva.
Dal 29 aprile all’ 8 giugno con vari post avevamo cercato di attrarre l’attenzione sul problema, ma non ci siamo riusciti.
Pertanto oggi torniamo alla carica.
Sono 20 anni che mi batto per questo “cazzo” di Parco e non sarà certo un anno o un mese in più che fa la differenza. Lo faccio attraverso un blog “Il Senio mormora”, strumento molto virtuale e probabilmente inefficace, ma è quello che oggi passa il convento.
Il silenzio tombale attorno a questa vicenda è anche per me imbarazzante. Ma questo non mi fa desistere, come cittadino, di porre domande.
Al Parco sono interessati: 2 Province Ravenna, 2 Comunità Montane e 6 Comuni possibile che nessuno. Che ad un Presidente, Sindaco, Assessore o consigliere gli sia venuto in mente, perché non viene applicata una legge regionale, la n. 161 del 15 febbraio 2005?
E badate bene, che tutti quelli al governo di questi enti avevano nei loro programmi elettorali, chi più e chi meno esplicitamente, l’impegno di realizzare il Parco e anche per questo ci hanno chiesto il voto e noi li abbiamo votati.
In particolare il Presidente della Provincia di Ravenna Giangrandi, nel suo programma di governo scriveva:
“L'altro grande obiettivo è quello di completare all'inizio del prossimo mandato l'iter legislativo di costituzione del Parco Regionale della Vena dei Gessi Romagnoli che comprende gli ambienti naturali dei territori collinari dei Comuni di Casola Valsenio, Brisighella e Riolo Terme. e dell' Imolese.Questa è per noi una scelta qualificante sia per meglio salvaguardare un patrimonio naturalistico importante e peculiare ma anche per costituire uno dei punti di forza dello sviluppo della collina basato sull'intreccio fra prodotti tipici e di qualità dell'agricoltura, ambiente e turismo naturalistico, culturale e termale.La scelta che intendiamo confermare e' quella di costruire un Parco vivo che tenga conto delle esigenze delle popolazioni locali e che ne favorisca la crescita in termini di sviluppo economico, di occupazione qualificata e di qualità della vita, un Parco gestito dai Comuni e dalla comunità locale.La rapida costituzione del Parco può consentire di concentrare sul territorio collinare risorse importanti derivanti dalla legislazione dei Parchi, dall'Obiettivo 2, dal Leader Plus e da altri programmi comunitari (es. Life) che possono consentire di creare percorsi turistico naturalistici di straordinario interesse intrecciati ai percorsi enogastronomici delle strade dei vini e dei sapori, realizzare armoniche strutture di servizio ( Centri visita, aule didattiche ecc. ) essenziali per l'identità del Parco e per il turismo scolastico e naturalistico, qualificare l'insieme delle strutture turistiche, da quelle ricettive a quelle termali e sportive, favorendo una crescita delle presenze e un allungamento della stagione turistica”
Dunque questi erano gli impegni. Non solo, la Regione Emilia Romagna con la legge regionale n. 161/ 15 febbraio 2005 ha istituito il Parco Regionale della Vena del gesso.
Legge regionale n. 161/ 15 febbraio 2005 Art. 4 comma 2 prevede: (comma 2. La Giunta regionale approva l'atto di costituzione dell'Ente di gestione sulla base di una proposta formulata dalla Provincia di Ravenna, d'intesa con la Provincia di Bologna e con gli altri Enti di cui al comma 1. La proposta è formulata entro trenta giorni dall'entrata in vigore della presente legge).
Abbiamo volutamente lasciato passare un po’ di tempo, per vedere cosa succedeva.
Dal 29 aprile all’ 8 giugno con vari post avevamo cercato di attrarre l’attenzione sul problema, ma non ci siamo riusciti.
Pertanto oggi torniamo alla carica.
Sono 20 anni che mi batto per questo “cazzo” di Parco e non sarà certo un anno o un mese in più che fa la differenza. Lo faccio attraverso un blog “Il Senio mormora”, strumento molto virtuale e probabilmente inefficace, ma è quello che oggi passa il convento.
Il silenzio tombale attorno a questa vicenda è anche per me imbarazzante. Ma questo non mi fa desistere, come cittadino, di porre domande.
Al Parco sono interessati: 2 Province Ravenna, 2 Comunità Montane e 6 Comuni possibile che nessuno. Che ad un Presidente, Sindaco, Assessore o consigliere gli sia venuto in mente, perché non viene applicata una legge regionale, la n. 161 del 15 febbraio 2005?
E badate bene, che tutti quelli al governo di questi enti avevano nei loro programmi elettorali, chi più e chi meno esplicitamente, l’impegno di realizzare il Parco e anche per questo ci hanno chiesto il voto e noi li abbiamo votati.
In particolare il Presidente della Provincia di Ravenna Giangrandi, nel suo programma di governo scriveva:
“L'altro grande obiettivo è quello di completare all'inizio del prossimo mandato l'iter legislativo di costituzione del Parco Regionale della Vena dei Gessi Romagnoli che comprende gli ambienti naturali dei territori collinari dei Comuni di Casola Valsenio, Brisighella e Riolo Terme. e dell' Imolese.Questa è per noi una scelta qualificante sia per meglio salvaguardare un patrimonio naturalistico importante e peculiare ma anche per costituire uno dei punti di forza dello sviluppo della collina basato sull'intreccio fra prodotti tipici e di qualità dell'agricoltura, ambiente e turismo naturalistico, culturale e termale.La scelta che intendiamo confermare e' quella di costruire un Parco vivo che tenga conto delle esigenze delle popolazioni locali e che ne favorisca la crescita in termini di sviluppo economico, di occupazione qualificata e di qualità della vita, un Parco gestito dai Comuni e dalla comunità locale.La rapida costituzione del Parco può consentire di concentrare sul territorio collinare risorse importanti derivanti dalla legislazione dei Parchi, dall'Obiettivo 2, dal Leader Plus e da altri programmi comunitari (es. Life) che possono consentire di creare percorsi turistico naturalistici di straordinario interesse intrecciati ai percorsi enogastronomici delle strade dei vini e dei sapori, realizzare armoniche strutture di servizio ( Centri visita, aule didattiche ecc. ) essenziali per l'identità del Parco e per il turismo scolastico e naturalistico, qualificare l'insieme delle strutture turistiche, da quelle ricettive a quelle termali e sportive, favorendo una crescita delle presenze e un allungamento della stagione turistica”
Dunque questi erano gli impegni. Non solo, la Regione Emilia Romagna con la legge regionale n. 161/ 15 febbraio 2005 ha istituito il Parco Regionale della Vena del gesso.
Legge regionale n. 161/ 15 febbraio 2005 Art. 4 comma 2 prevede: (comma 2. La Giunta regionale approva l'atto di costituzione dell'Ente di gestione sulla base di una proposta formulata dalla Provincia di Ravenna, d'intesa con la Provincia di Bologna e con gli altri Enti di cui al comma 1. La proposta è formulata entro trenta giorni dall'entrata in vigore della presente legge).
Prima Domanda: Presidente Giangrandi perché non è stata rispettata la legge regionale? E’ vero, forse i 30 giorni erano un pò pochini, ma non le sembra che 2 anni e mezzo per dare attuazione ad una legge siano un po’ troppi?
Seconda domanda: Il Parco non si vuole fare più? Bene, correttezza vuole che si vada dai cittadini e si dica: peccato, ci dispiace: abbiamo scherzato per trent'anni, mettiamoci una pietra sopra e pensiamo ad altro.
Terza Domanda: La costituzione del Parco incontra difficoltà nella sua realizzazione concreta? Bene, si va dai cittadini e si dice: problema 1, 2, 3 ecc. come cavolo ne veniamo fuori?
Quarta Domanda: Il non rispetto di una legge, generalmente non si configura da parte di un Ente come: "omissione di atti d'ufficio"?. Chi risarcirà il territorio, gli operatori per queste inammissibili inadempienze e dei conseguenti mancati finanziamenti che mancheranno?
Quinta domanda: Perché gli organi d’informazione, così attenti ad ogni “bischerata” che succede sul territorio, su questo problema glissano?
Le organizzazioni professionali del settore turistico, direttamente interessate per i loro rappresentati al tema parco, sono emigrate all’estero anche loro? La Società d’area (valorizzazione e (de?)promozione del territorio) non ha niente da dire? Gli amici verdi si sono dati alla latitanza?
Noi vorremmo qualche risposta a queste semplici domande che i cittadini spesso si pongono.
Mi pare ancora di vivere in Romagna, non nel paese delle scimmiette…o no?
Invieremo questo post anche alla stampa locale, per vedere se anche “il sonno del cronista” finisce.
ps:se per caso c’è qualcuno che condivide questa idea, per favore un fischio sarebbe gradito. GPS
vedi tutti i post sul Parco nella sezione argomenti ...leggi
3 commenti:
alla fine come diceva 'il fronte del NO' ci siamo trovati INGESSATI.
Con i contadini prigionieri in casa loro, i cacciatori che evitano Zattaglia come la peste a causa delle guardie che in malafede potrebbero fare il verbale anche se si passa per la strada asfaltata in auto e con l'arma nella custodia! Tutto questo per che cosa? Per accontentare le teorie degli ECOLOGISTI DA SALOTTO che non sanno distinguere un fagiano da una lepre e un nocciolo da una felce... Ma per favore... E' stato fatto un lavoro degno della dittatura più integralista per fare approvare di nascosto il parco in regione, quando tutti i cittadini più informati erano contrari.
Bel parco poi... un turista attraversa la valfusa in direzione 'il poggiolo' e vede del gran KIWI che è risaputo essere coltivato da MILLENNI nella zona...
Per non parlare della cava di monte tondo la quale attività estrattiva sta facendo crollare la grotta di re Tiberio... BRAVI PROPRIO BRAVI... Secondo me sarebbe meglio fare un passo indietro perchè la vena del gesso è lì da sempre e non ha mai avuto bisogno di nessuno che la tutelasse, era sufficiente il buonsenso degli abitanti che ci vivono che con l'istituzione del parco é stato tradito! VI STA PROPRIO BENE E SPERO CHE IL PARCO NON PARTA MAI PER IL BENE DI CHI NEL PARCO CI VIVE E HA DELLE ATTIVITA'!!
Caro anonimo, cercherò di rispondere alle tue osservazioni, perché in parte riproponi alcune tesi storiche dei bastian contrari al parco.
Voglio partire dalla considerazione “da sempre e non ha mai avuto bisogno di nessuno che la tutelasse, era sufficiente il buonsenso degli abitanti che ci vivono”che in parte condivido. Infatti, a mio avviso, il problema di questi territori non è la tutela, ci sono gli abitanti - come dici tu - ci sono le leggi (Piano paesistico regionale, le norme urbanistiche dei PRG comunali ecc.), quindi sotto il profilo della tutela siamo a posto e avanza.
La missione del Parco, è essere l'elemento centrale, di una strategia unificante di questo territorio “particolare” di forte visibilità e identità territoriale che tenga assieme questa di “riconoscibilità unica” e le opportunità di valorizzazione, sviluppo e crescita.
Sulla questione dei cacciatori “che evitano Zattaglia come la peste a causa delle guardie che in malafede potrebbero fare il verbale”, sai bene che è, come diciamo dalle nostre parti, una patacata. Certo che se ti fermi nella piazzetta di Zattaglia e stai dentro alla tua macchina a violentare un capriolo, le guardie ti possono “fare il verbale”, ma non per il parco ma per atti osceni in luogo pubblico.
Infine, il Parco è stato fatto per “accontentare le teorie degli ECOLOGISTI DA SALOTTO”. Come li definisci, quasi mi piace, Ma non è vero.
Il Parco è nato per volontà e responsabilità, diretta e primaria, degli Enti Locali. Infatti è la prima volta in Italia che si costituisce un parco regionale su una proposta di legge d’iniziativa degli Enti locali interessati. Come vedi le cose sono un pochino più complicate.
Ciao, alla prossima. GPS
Concordo con GPS e allargherò al mio blog il suo appello.
Quanto ad Anonimo che si preoccupa dei pensieri dei turisti... ma senza parco quali turisti si addentreranno mai fin qua!
Ormai i parchi in Italia non sono più lo spauracchio dell'ingessatura ma occasioni di tutela e sviluppo del territorio. Sul Web se ne trovano esempi a decine, solo una mentalità provinciale e conservatrice può pensare che lo sviluppo del territorio (compresa l'agricoltura...) passi attraverso la deregulation e i "passi indietro".
Prima il Parco diventa operativo prima si potranno mettere a frutto gli strumenti normativi ed economici che valorizzino la Vena del Gesso come bene naturale della comunità e fonte di ricchezza sostenibile e duratura.
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