giovedì 17 gennaio 2008

Sì ai tre referendum

Per la consulta ammissibili tutti e tre i quesiti referendari.
"La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibili le tre richieste di referendum abrogativo aventi ad oggetto alcune norme del d.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 (Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati) e del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533 (Testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione del Senato della Repubblica). Le sentenze saranno depositate entro i termini previsti dalla legge".

Il verdetto è arrivato, i tre quesiti referendari in merito alla riforma della legge elettorale sono ammissibili. I quesiti prevedono il divieto di candidature multiple, l'abrogazione - alla Camera e al Senato - della possibilità di collegamento tra liste, e l'attribuzione del premio di maggioranza alla lista che raccoglie il maggior numero di voti e non più alla coalizione. Sbarramento del 4% alla Camera e dell'8% al Senato.
Il governo dovrà ora decidere la data di convocazione della consultazione popolare, in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Avevo considerato questo referendum uno strumento di autodifesa, una “pistola carica nel cassetto” da usare solo in caso di necessità OK al referendum. Nei mesi scorsi avevo pure auspicato che il Parlamento trovasse una soluzione bipartisan per cancellare il “porcellum”.
La "bozza Bianco", cioè la riforma elettorale proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, è deposita alla commissione Affari costituzionali e rappresenta un’ alternativa alla proposta referendaria. Essa ha suscitato l'ira dei partiti minori, a cui però Walter Veltroni manda un messaggio preciso: sulla soglia di sbarramento non si tratta, perché è la «ragione» della riforma.
I tempi sono strettissimi, il conto alla rovescia è iniziato l’augurio è che il parlamento faccio il suo mestiere: cancelli il porcellum.
Il messaggio è chiaro, pensare al paese invece che ai biechi interessi di bottega e di bandiera o alla conservare una poltrona di un Titanic che affonda.
Se non né è capace, i cittadini avranno la parola con il referendum.
Quanto mai opportuna la striscia rossa dell’Unità oggi che cita Vittorio Foa: «Forse il degrado della politica e delle sue parole sta proprio nell’agire pensando di essere soli e nel pensare solo a se stessi. Ecco perché quando un ragazzo mi chiede cosa vuol dire far politica, la sola povera risposta che sento di dargli è di pensare agli altri: solo l’altro dà senso alla nostra identità».
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