mercoledì 27 giugno 2007

Pd, Veltroni disegna il nuovo partito "Un grande patto generazionale"

La necessità di "fare una nuova Italia". "La battaglia da combatterenon è contro la ricchezza, ma contro la povertà"

Le priorità: ambientalismo del sì, lotta alla precarietà, no all'evasione fiscalema meno pressione. Al sindacato: "Pensate anche ai giovani"
Chi si aspettava "veltronismi" è rimasto deluso. Niente Kennedy, né Africa, o Notti bianche. Al loro posto, tasse, sicurezza, ambiente, nuovi patti sociali, con l'obiettivo di "fare una nuova Italia". Walter Veltroni, insomma, rispetta la promessa della vigilia: "Non parlerò di sogni, ma cercherò di dare risposte". E il discorso del Lingotto è discorso di poche suggestioni e molto di governo. Parole rivolte per tre quarti al Paese, a tutto il Paese, piuttosto che agli elettori del centrosinistra. Un discorso sobrio, dove le cose dette alle imprese pesano quanto quelle dette a chi non ce la fa ad arrivare a fine mese. Dove l'integrazione dell'immigrato viaggia assieme alla severità contro chi non rispetta le regole. Perché "non c'è redistribuzione e giustizia sociale senza crescita". E "non c'è multiculturalità senza legge". Alle sue spalle scorrono le immagini delle città italiane. Davanti a lui, un pubblico attento. Gente comune e uomini e donne della politica. Da Fassino a Franceschini, da Marta Vincenzi a Sergio Chiamparino. Veltroni non cerca l'applauso, ma pianta i paletti. La parola cambiamento ricorre, in varie forme, dall'inizio alla fine. E solo i primi dieci minuti sono dedicati a chi ha condotto il nuovo partito fin qui. Ringrazia Prodi sgombrando - per ora - gli equivoci: "Il Pd conferma il suo sostegno deciso al governo". Cita Ciampi, Fassino, Rutelli, D'Alema, Salvati e Scoppola. Il resto, è tutto futuro. Un futuro che non c'è se non c'è la crescita, ribadisce dal palco. Per poi scandire da Olaf Palme uno slogan che rovescia decenni di storia della sinistra: "La battaglia da combattere non è contro la ricchezza, ma contro la povertà". Così come decisivo per il Pd sarà lanciare "una grande lotta alla precarietà". Il leader di domani, ma è un domani che ormai è oggi, lancia dunque la sua sfida ai conservatorismi, di destra e di sinistra. Perché il Pd diventi, da subito, "un partito del nuovo millennio". Una sfida che ha le sue parole d'ordine. Talento, innovazione, merito, per esempio. In una Italia dove l'essere di sinistra significa dare "le stesse opportunità al figlio di laureati e a quello di chi ha la terza media". E dove la pressione fiscale scenda ("Di almeno un punto in tre anni"), perché le tasse le pagano tutti. Ma anche in questo caso Veltroni si smarca dal consueto. "Mettiamo al bando ogni pregiudizio classista - avverte - , perché va combattuto il commerciante evasore esattamente come l'impiegato pubblico che non fa il suo lavoro". Un nuovo patto sulle tasse, dunque, tra tutti gli italiani. E su Welfare e previdenza un nuovo patto tra le generazioni. Col gusto del paradosso, visti i tempi e le urgenze della politica: "Mi piacerebbe che il Pd si occupasse meno di pensioni, e più dei ragazzini sotto la soglia di povertà, di quelli che al Meridione non vanno a scuola, di quelle famiglie che hanno un anziano non autosufficente e non vanno avanti". E qui Veltroni manda un messaggio preciso al sindacato ("Non si occupi solo dei pensionati e di chi ha un lavoro, ma anche di quelli che un lavoro dovranno trovarlo domani") e un altro alla sinistra radicale: "Bisogna smettere di ragionare solo per blocchi sociali, perché così escludiamo intere parti di una società che cambia". E ancora, l'ambiente. Il sindaco di Roma invoca un ambientalismo del sì: sì alla Tav, sì agli inceneritori per i rifiuti, sì a tutto quello che la tecnologia ci mette a disposizione per conservare il pianeta. E perfino sulla sicurezza rompe gli schemi di una tradizione difficile a sradicarsi. "Voglio più forze dell'ordine per le strade, più coraggio nei diritti per gli immigrati che lavorano ma anche più severità per quelli che delinquono, senza se e senza ma". Strappa applausi quando dice che la microcriminalità non esiste: "Per la vecchietta lo scippo non è micro, affatto". Un'ora e mezza di discorso, insomma, tutta giocata sul tentativo di rompere, innovare, rispondere alle domande di un Paese disorientato dalla politica. "Una nuova Italia richiede un cambiamento profondo". Anche istituzionale ("Serve un'altra legge elettorale, che assicuri governabilità"), di comportamenti ("Basta insulti e veleni"), di credibilità ("Il Pd sostegna una grande riforma della politica"). E se questo cambiamento non arriverà, ben venga il referendum: "Se non ci riuscirà una legge, allora ci penseranno i quesiti". Ma è nel finale, dopo aver citato Chiamparino (applaudito a lungo), che torna il linguaggio della visione, del sogno veltroniano. Legge la lettera ai genitori che Giulia, una ragazza quindicenne, ha scritto pochi mesi prima di morire e scandisce: "Questi sono i nostri figli, i nostri nipoti". E a loro che il Partito democratico (che dovra essere composto "per metà da donne") deve consegnare una Italia più giusta, più unità, più moderna. Finisce in standing ovation, e con l'abbraccio a Piero Fassino e al sindaco di Torino. Mentre nella sala riecheggia l'appello che più di ogni altro è nel cuore di chi, in questi mesi, ha visto un governo lacerato e diviso: "Unità". (da repubblica.it) DOCUMENTO: IL TESTO INTEGRALE

1 commento:

Anonimo ha detto...

Una sinistra che ricorre come ultima risorsa a Veltroni fa prima a sparire! Veltroni ha una grande capacità: INAUGURARE LA STESSA OPERA PIU' VOLTE, anche quando non è finita e soprattutto in periodo di campagna elettorale. E lui vuole migliorare l'Italia? Azz!