venerdì 24 agosto 2007

ROMAGNA MITICA TERRA – PICCOLA GUIDA SENTIMENTALE

L'autore, il giornalista casolano e storico delle tradizioni romagnole Beppe Sangiorgi.
La guida è scaturita dalle attività del progetto europeo Wineplan, che coinvolge le Strade dei Vini e dei Sapori della Romagna con il sostegno delle Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e del Comune di Imola.
E’ un prezioso strumento per fare conoscere e apprezzare, in modo unitario, i forti valori e le motivazioni turistiche della Romagna interna, da Imola a Rimini

Introduzione di “ROMAGNA MITICA TERRA – PICCOLA GUIDA SENTIMENTALE”:
“Per visitatori e turisti la Romagna è un'entità indistinta. Non ha infatti una delimitazione amministrativa definita, ma confini tracciati dalla storia, dalla lingua e dal carattere dei romagnoli che però, pur cordiali ed ospitali, sono restii ad esibire pubblicamente i propri sentimenti, il proprio modo di pensare e di vivere. Così che spesso guide ed iniziative promozionali propongono una Romagna di maniera, rappresentata da espressioni folkloriche di facciata, banali, ripetitive e senza anima, che, se deprivate dei legami con la società che li ha prodotti e del contesto ambientale ed umano nel quale sono nati, appaiono, così come è avvenuto negli anni del boom turistico della riviera, simboli mercificati di un regionalismo trito e superficiale. La Romagna è ben altro, come affermava Guido Nozzoli: "È’ una terra senza confini, che non si riconosce dai boschi, dai monti, dai fiumi, dal clima, ma dalla gente e dalle sue abitudini. Non è una regione geografica, dunque, ma una regione del carattere, un'isola del sentimento. Un pianeta inventato dai suoi abitanti". Da qui la necessità di aprire l'animo dei romagnoli e di andare alle origini e al significato delle espressioni materiali e culturali perché è solo la conoscenza approfondita che permette di amare e ricordare una persona o un luogo. Evitando però nostalgie e amarcord fini a sé stessi, ma cercando di capire e far conoscere, anzi sarebbe meglio dire far riconoscere, la Romagna di oggi, sia ai turisti che agli stessi romagnoli perché, sosteneva Marcel Proust, "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell'avere nuovi occhi". E gli occhi nuovi sono quelli dei romagnoli che parlano di loro e della loro terra all'ospite o al turista, oggi sempre meno disposto a farsi guidare da depliant zeppi di luoghi comuni o ad acquistare ad occhi chiusi pacchetti preconfezionati, ma sempre più alla ricerca di emozioni vere. Come quelle del racconto di un contadino sotto un pergolato davanti a casa. Perché in un mondo dove gli uomini sono sempre più piantine senza radici, in Romagna può ancora capitare di trovare, come scriveva il poeta longianese Tito Balestra, "l'incanto degli anni e di un'ereditarietà perenne. Certi uomini vivono il passato come lo vissero i padri. Così diceva mio nonno: 'Acsè e geva e' mi non'. E sembrano alberi, solidamente piantati in mezzo alla bufera del tempo". Insomma un mondo da scoprire, soprattutto nell'entroterra, seguendo una sorta di geografia sentimentale per conoscere a fondo una terra e la sua gente, svelando sorprendenti modi di vivere e di pensare che rimandano ad un passato non tanto lontano e che si riflettono nel paesaggio, nel patrimonio architettonico popolare, nella parlata, nei prodotti agroalimentari ed artigianali. E, seguendo il percorso all'incontrario, trovare il rimando di un paesaggio, di un prodotto o di una casa colonica, nel lavoro di un artista, nella faccia di un produttore o nella storia di una famiglia. Sono intrecci capaci di offrire al turista emozioni continue; emozioni degli occhi, del palato, della mente e dell'animo.È’ un mondo spesso sotto traccia che si svela partendo anche solo da aspetti particolari, che dipanandosi via via, ti portano al cuore di questa terra e della sua gente attraverso itinerari insoliti, curiosi e coinvolgenti, capaci di delineare e valorizzare l'identità della Romagna facendo leva sulla popolazione, il territorio e i suoi prodotti. È’ un'identità che si avverte soprattutto nell'entroterra e più che dal paesaggio fisico è sostenuta dal paesaggio umano, con tempi scanditi da ritmi di una vita dolce, silenziosa e a volte frugale, ben differente dall'immagine consolidatasi nella mente di chi conosce solo la riviera romagnola. Se altre regioni hanno il pregio di un rimando immediato tra un prodotto e un paesaggio, in Romagna il rimando va sì al territorio, ma ancor prima alla gente, alla sua storia, al suo carattere e alle sue tra¬dizioni che si riflettono nel prodotto, tanto che di un vino, di un formaggio o di un frutto, il produttore non dice che è nato solo da un particolare clima o da un certo terreno bensì dal suo lavoro e dal suo sapere ed è orgoglioso di affer-mare: "Quest l'è e' mi ven, quest l'è e' mi furmaj" (Questo è il mio vino, questo è il mio formaggio) e così via. GPS

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