lunedì 11 maggio 2009

Crisi, a gratis?

Sabato scorso Il Sole 24 ore ci avvisava dell’ uscita l’ultima edizione del ‘Diario della crisi’ redatta dal Censis.
Il Censis certifica che un italiano su due, il 47,6% per la precisione, è stato colpito «concretamente» dalla crisi, quasi il 40% ha subito perdite nei propri investimenti, mentre il 30% ha registrato una riduzione del reddito e, in generale, circa il 60% ha cercato di ridurre i consumi, senza grandi differenze tra chi è intervenuto sulle spese in generale e chi solo su quelle voluttuarie.
In particolare il Censis sottolinea "la confusione del ceto medio", che sta pagando la fine delle certezze passate, come la crescita costante, il welfare e la sicurezza del lavoro "specialmente per i figli". Sempre secondo il Censis,"sembrerebbe quasi la fine di una lunga fase di imborghesimento della società italiana e l'inizio, per il ceto medio, della paura di perdere terreno".
Una paura ancora forte, tanto che per il 68,3% degli intervistati "non è affatto vero che ormai abbiamo toccato il fondo", ma ritiene anzi che il peggio debba ancora arrivare (un timore che è più forte nel Centro-Sud che nel Nord-Ovest).
Intanto il Tremonti ci vuole convincere che tutto è passato, la crisi non c’è più, resta solo un piccolo problemino, la "decrescita" del PIL, da superare con un "leggero" aumento del debito pubblico, ma per fortuna di noi italiani non sarà che una piccola cosuccia, visto che siamo indebitati fino al collo, che culo!, non se ne accorgerà nessuno.
Nonostante il va tutto bene madama la marchesa di Sua Immunità e dello scudiero Tremonti , la verità è che la paura fa novanta. I piccoli commercianti, artigiani e le imprese manifatturiere di piccola dimensione hanno i capelli dritti e aumenta in loro il fondato sospetto che alla fine dovranno pagare il conto e sarà molto salato. Inoltre per loro non ci sarà nessuna Bad Company. GPS

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