venerdì 18 settembre 2009

Emilia Romagna, per il PD abbiamo “cognato un slogan”

Credo che miglior citazione non ci poteva essere per introdurre questo post sulla mia regione.
Aldo Bonomi sul Il Sole 24 Ore poco tempo fa scriveva: “Appena attraversato il Po, verso l'Emilia, Bologna, la Romagna, cambia il linguaggio. Colpisce il costante ricorso a una narrazione collettiva degli eventi. Un ricondurre al «noi» piuttosto che all'«io».
Poi mi viene in mente una frase di Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna, che cito a memoria: “Vogliamo una società responsabile e solidale, per noi benessere non significa avere più degli altri, ma che tutti si sentano realizzati in una società che non lascia indietro nessuno.”
Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria del PD, da giorni insiste:“E' a rischio la coesione del Paese, non solo nell'antico squilibrio tra Sud e Nord, ma nell’intera organizzazione sociale: tra un’aristocrazia economica da una parte e classi medie impaurite dall'altra, tra chi si arricchisce con le rendite e chi si impoverisce lavorando, tra chi sa e chi non saprà mai, tra chi scommette sul futuro e chi recinta l’esistente.”
Il «noi» piuttosto che all'«io» è di casa da queste parti.
Forse il "modello" emiliano romagnolo che ha fatto rima con crescita, sviluppo, efficienza e giustizia sociale, dovrebbe essere valutato meglio perché può aiutare il bel paese ad uscire dal pantano.
Andiamo dunque a leggere le statistiche e ricerche (fatti) che fotografano la società reale e che tirano in ballo la Regione Emilia Romagna.

Qualità dei servizi sanitari
Prima per qualità dei servizi è l'Emilia Romagna mentre la maglia nera va invece alla Calabria che si piazza all'ultimo posto nella classifica stilata del Censis attraverso il cosiddetto 'indicatore sintetico dell'offerta sanitaria'.
In base a questi dati emerge dunque che a meritare il punteggio più alto è l'Emilia Romagna (con 67,6), seguita dalla Toscana (62,9) e dal Veneto (55). Quarto posto per la Lombardia (54,6), quinto per la Valle d'Aosta (54), seguita da Friuli-Venezia Giulia (53,4), Liguria (53,3), Trentino-Alto Adige (52,9), Umbria (52,6), Piemonte (50,1), Molise (37,9), Marche (36,8), Abruzzo (34,5), Lazio (33,5), Sardegna (26,6), Basilicata (26,3), Puglia (15,4). In coda alla classifica: Sicilia (14,7), Campania (13,8) e Calabria (9,8). (dati ricerca in materia diffusi 8 agosto 2009 dal Censis)

Indice di povertà
È l'Emilia Romagna la regione con la più bassa incidenza di povertà relativa (3,9%) in Italia, seguita da Lombardia (4,4%) e Veneto (4,5%). È quanto emerge dal rapporto sulla povertà presentato oggi dall'Istat. La situazione più grave la si registra invece per le famiglie residenti in Sicilia e in Basilicata, dove i poveri sono il 28,8% dei residenti. Per quanto riguarda l'intero Mezzogiorno l'incidenza complessiva di povertà è del 23,8%. Rispetto al 2007, il Molise ha registrato una netta discesa, passando da un'incidenza di povertà relativa del 13,6% a una del 24,4%. Anche Abruzzo, Campania e Calabria sono peggiorate. Le regioni che, invece, hanno registrato un miglioramento rispetto al 2007 sono la Puglia e la Sardegna. (fonte rapporto Istat sulla povertà relativa nel 2008 presentato il 30 luglio 2009 a Roma.)

Occupazione femminile
E’ Bologna la provincia italiana con il tasso di occupazione piu' alto (72,4%) mentre Crotone resta la maglia nera con appena il 37,3% di persone tra i 15 e i 64 anni che hanno un lavoro.
La graduatoria delle prime cinque regioni con il tasso di occupazione piu' alto (Emilia-Romagna, Trentino, Valle d'Aosta, Lombardia e Veneto) e di quelle con i tassi di occupazione piu' bassi (Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata) mentre l'Umbria scavalca il Piemonte e sale alla sesta posizione. Il Piemonte scende dalla settima alla nona.
Nel 2008 i tassi di occupazione femminile piu' elevati si registrano in Emilia-Romagna, Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige; nella prima e nella terza di queste regioni si segnalano i tassi piu' alti anche per gli uomini. In tutte le regioni meridionali i tassi di occupazione delle donne sono contenuti e in ogni caso inferiori alla media nazionale. La quota di donne tra i 15 e i 64 anni occupate in Campania (27,3%), Sicilia (29,1%), Puglia (30,2%) e Calabria (30,8%) e' inferiore per oltre la meta' a quella dell'Emilia-Romagna.
In Emilia Romagna e Trentino-Alto Adige sono occupati poco meno di otto uomini ogni dieci tra i 15 e i 65 anni; in Calabria, Campania e Sicilia circa sei ogni dieci. (dati disaggregati per Regione e provincia sulla media 2008 delle forze di lavoro sono stati diffusi dall'Istat il 28 aprile 2009)

Disoccupazione
I dati sulla disoccupazione sono confermati da uno studio della Cgia di Mestre pubblicato sabato scorso.
In Italia, nel primo trimestre di quest'anno, la percentuale dei disoccupati ha toccato il 7,9% con un aumento, rispetto al terzo trimestre del 2008, del +1,8%.
In termini assoluti i senza lavoro sono 1.982.000. Probabilmente a fine anno, secondo le previsioni dello studio Cgia, in Italia si raggiungerà un tasso di disoccupazione medio dell'8,8% che corrisponderà ad oltre 2 milioni e 200 mila persone senza un lavoro.
Sempre secondo i risultati Cgia nel marzo di quest'anno, il tasso di disoccupazione del Piemonte ha toccato il 7%, quello della Lombardia il 5%, nel Veneto il 4,7% e in Emilia Romagna il 4,1%. (studio della Cgia di Mestre del 12 settembre 2009)

Istruzione, servizi pubblici locali e quelli sociali. (fonte un recente studio di Bankitalia, che considera le politiche nazionali e regionali nell'ultimo decennio)

Abbandono scolastico
Lo studio della Banca d'Italia evidenzia che l'abbandono scolastico nel 2006 a fronte di una media nazionale del 20,6%, al Sud diventa il 25,5% rispetto al 16,8% del Centro-Nord (è misurato sui giovani da 18 a 24 anni con al massimo la licenza media). In Emilia Romagna è il 6%

Asili nido o micronidi
i Comuni con asili nido o micronidi al Sud sono poco più di uno su cinque (21,1%) mentre al Centro-Nord sono quasi uno su due (47,6%). Sicilia e Campania registrano valori più alti: rispettivamente il 33,1% e il 30,5%. Indietro Molise (2,2%) e Calabria (6,6%). In Emilia Romagna è il 63%.
In Emilia Romagna ci sono 540 asili nido comunali per 23.463 posti disponibili (seconda regione dopo la Lombardia per numero di asili e posti), questo significa che il tasso di accoglienza dei bambini da 0 a 3 anni in asili nido e altri servizi per l'infanzia raggiunge il 27%, La media italiana è del 13,8%, ma ci sono regioni dove i bambini che trovano posto al nido sono meno del 2 per cento.

Assistenza domiciliare anziani
Gli anziani con assistenza domiciliare sono l'1,6% nel Mezzogiorno, mentre le regioni centro-settentrionali sono già in linea con l'obiettivo nazionale al 2013 (3,5%). La realtà meridionale ha, però, più facce: il Molise arriva al 6,1%, la Sicilia allo 0,8%. In Emilia Romagna è 5,8%.

La ricchezza in Europa
Prodotto interno lordo per abitante espresso in standard di potere d'acquisto di 271 regioni Ue
Tra le 40 regioni europee che superano il 125% della media Ue di pil per abitante, quattro sono quelle italiane: la provincia autonoma di Bolzano (136,7%), la Lombardia (136,5%), l'Emilia-Romagna (128,1%) e il Lazio (127,9%). (Fonte: Eurostat, l’ufficio europeo di statistica, che ha reso noto i dati del 2006, febbraio 2009).
Ancora, nel 2008 il Pil dell’Emilia-Romagna è l’unico a registrare un segno positivo rispetto a quanto accade in altre regioni e, in generale, nel Paese. IL prodotto interno lordo che negli ultimi tre anni (2005-2008) ha fatto registrare una crescita del 4,7%, ben al di sopra della media nazionale, ferma al 3,1% e di altre regioni industrializzate. (fonte Rapporto sull’economia 2009 realizzato da Unioncamere Emilia-Romagna presentato a maggio 2009).
Morale, la regione Emilia Romagna è una tra le più 10 più ricche d’Europa oggi, e con la forbice tra ricchi e poveri meno ampia d’Italia.
Ai miscredenti in agguato, il Cevoli direbbe, queste sono: “Fatti e non pugnette”.
Ecco perché sto con Bersani, al Pd e al Paese servono persone serie e capaci e una concreta lenzuolata emiliano romagnola. GPS

3 commenti:

Enrico Peroni ha detto...

Condivido il fatto che l'E.R. sia una regione con una straordinaria capacità di gestione della cosa pubblica sia dal punto di vista delle policies che dei risultati.
CIò detto ti dimentichi di due aspetti nella tua analisi:
1. il retaggio culturale: il capitale sociale della "terza italia" ossia il veneto bianco e l'italia di mezzo rossa è molto forte per una molteplicità di motivi, primo tra tutti la capacità di realtà insediate localmente di ancorare e distanziarsi dal soggetto stato nello stesso tempo: la chiesa (NON la dc) in veneto, il PCI in emilia romagna. Non tutto viene dal nulla, ne i dati economici, en la struttura sociale, ne la gestione del territorio.
2. identità: io non sto con Bersani perchè mi pare evidente che nel suo progetto c'è tanto racconto di struttura del partito e poco, pochissimo sul Paese. Non metto in dubbio le sue capacità di tecnico ma la politica si fa sulla base di identità vere e ciò che in Italia dobbiamo tornare a capire è che dobbiamo costruire un progetto politico che sappia essere un'alternativa chiara e credibile PRIMA IDEOLOGICAMENTE e poi nel pratico alla destra.
La Lega vince (anche) per quello, perchè parla di ideologia e non di fatti, e questo muove i cuori mooolto di più del tuo elenco di dati (purtroppo è così, ma questa è la natura umana). Serve tornare ad una dura battaglia ideale con la destra. Una dura battaglia che non significa spostarsi più a sinistra, significa qualificarsi sulla base delle proprie idee e non delle proprie strutture di partito, significa avere un'idea chiara e diversa dalla destra sul futuro economico del paese, confliggere con la destra sul concetto e l'applicazione della democrazia.
E, purtrppo, su questo, ne Bersani ne Franceschini sono adatti. Per qeusto voterò Marino.


PS: bel blog

Fabio Pari ha detto...

torniamo all'Ulivo.
con Bersani resterà, sopratutto a livello locale, la divisione tra margherita e ds. E i vecchi dinosauri si accomoderanno di nuovo in poltrona

Il Senio mormora ha detto...

Preoccupazioni legittime che in parte condivido. Sinceramente la discussione però sul nuovismo e giovanilismo contrapposto ai vecchi dinosauri mi fa venire il latte alle ginocchia. I giovani, bravi, preparati e capaci che non cascano nella trappola della suggestione mediatica e nel carrierismo ma che puntano al rinnovamento della cultura politica, prima o poi se hanno le palle, sono sempre venuti fuori e continueranno a venire fuori. Come pure il “io sono più margheritino e tu quercialiolo” è, a mio avviso è avanzare come i gamberi.

Allora vogliamo partire da alcune cose sagge dette da Bersani:

“Una grande attenzione per le nuove generazioni mantenendo però tutto il "rispetto" per quelle precedenti”. Parola chiave - rispetto

"Sono il candidato di nessuno che pensa ci sia bisogno di tutti".
Parola chiave - bisogno di tutti

“Se ci facciamo prendere da discussioni inafferrabili su chi è più democratico o chi è giovane e non lo è, con la cravatta o senza cravatta gli italiani guarderanno da un'altra parte e ci ritroveremo soli".
Parola chiave – usare il cervello

“ Il principio di laicità è la nostra bussola, la via maestra di una convivenza plurale. La laicità si nutre di rispetto reciproco e di neutralità – che non significa indifferenza - della Repubblica di fronte alle diverse culture, convinzioni ideali, filosofiche, morali e religiose.”, parola chiave laicità dello Satto
“Occorre rilanciare un sistema di alleanze a cominciare dalle prossime elezioni amministrative perché "da soli non si può fare nulla".
Parola chiave – capacità di unità

“Dobbiamo avere radici vere, quelle che furono la premessa delle grandi formazioni del '900”.
Parole chiave – radici territorio.

Ultime due cosine:
Sì voglio un partito, che non è una parolaccia. Un partito fatto di uomini e donne che gli danno senso e forza ogni giorno, e non solo quando c’è da organizzare le primarie di turno. Un partito che è radicato nei territori, accanto ai lavoratori e alle lavoratrici, ai piccoli e grandi temi, ai piccoli e grandi bisogni che debbono affrontare con la capacità di ascoltare e dare risposte chiare. Sulla laicità spero che Marino dia un aiutino. GPS