Ma chi l’ha detto che al giorno d’oggi non si fanno più i miracoli? Ce ne sono fin troppi: una vera inflazione. Solo che, distratti come siamo, non li vediamo.
Per esempio, ogni volta che andiamo ad acquistare la frutta assistiamo senza saperlo ad un miracolo. E così, quando acquistiamo frutta e verdura al supermercato o dal fruttivendolo, il miracolo si compie. Le carote, pagate all’agricoltore circa 10 centesimi al kg, in negozio costano 1 euro. Le zucchine passano da 30 centesimi a 1,30 euro.
Le albicocche, dal produttore alla tavola, vanno da 65 centesimi a 2,10 euro. Che spettacolo sensazionale!
E poi c’è il miracolo più grande di tutti. I gustosi e dissetanti frutti dell’estate, che costano all’ingrosso tra i 35 e gli 80 centesimi al kg, ma che sulla nostra tavola ci arrivano pagando dai 3 ai 4,50 euro.
Ma come avviene questo fenomeno che fa lievitare i prezzi del 300%, 400%, o anche del 700%? Scoprirlo ci farebbe vincere almeno il nobel dell’economia.
Ragioniamo: nella filiera di un prodotto agricolo, come si sa, avvengono numerosi passaggi: produttore, trasformatore, commerciante all’ingrosso, commerciante al dettaglio. E al costo di produzione vanno aggiunti raccolta, trasporto, stoccaggio, E poi, c’è il rischio d’impresa. Chi raccoglie la frutta prende circa 8 euro all’ora più i contributi (a spanne, circa 8 centesimi al kg di costo aggiuntivo). Fino a 8 centesimi di euro al kg ci vogliono per il trasporto. Poi ci sono le spese di amministrazione del negozio, le tasse, gli annessi e i connessi.
Conteggiamo anche un onesto e sacrosanto guadagno per grossisti e negozianti, che ci risparmiano la fatica di girare in lungo e in largo per andare dal produttore a comprare zucchine, patate, carote, ecc. Allora va tutto bene? Non c’è trucco, non c’è inganno? Ricostruiamo, con qualche numero i ricarichi dei vari passaggi di questo melone, scopriamo dove si nasconde questo miracolo. Se nella “catena del valore” c’è un solo passaggio, cioè dal produttore al consumatore, per ogni 100 euro incassati dall’agricoltore noi ne paghiamo 177. Se c’è un intermediario, ai 100 euro che incassa il bravo agricoltore corrispondono i 232,9 euro che paghiamo noi per il melone, con un ricarico ulteriore del 55%. Niente male, no? Se poi gli intermediari sono due, all’agricoltore continuano ad entrare in tasca 100 euro, mentre noi ne paghiamo 390, con un ricarico ulteriore di “appena” il 157% e un prezzo di vendita che è 4 volte tanto. Il miracolo si compie. Inginocchiamoci con deferenza. Sì, perché, sempre facendo due conti, volendo incorporare nel prezzo un po’ di guadagno per tutti, un raddoppio (forse anche qualcosa di più) del prezzo ci potrebbe anche stare. E il resto, dove va? Ah, già. Il resto, mancia. GPS
Per esempio, ogni volta che andiamo ad acquistare la frutta assistiamo senza saperlo ad un miracolo. E così, quando acquistiamo frutta e verdura al supermercato o dal fruttivendolo, il miracolo si compie. Le carote, pagate all’agricoltore circa 10 centesimi al kg, in negozio costano 1 euro. Le zucchine passano da 30 centesimi a 1,30 euro.
Le albicocche, dal produttore alla tavola, vanno da 65 centesimi a 2,10 euro. Che spettacolo sensazionale!
E poi c’è il miracolo più grande di tutti. I gustosi e dissetanti frutti dell’estate, che costano all’ingrosso tra i 35 e gli 80 centesimi al kg, ma che sulla nostra tavola ci arrivano pagando dai 3 ai 4,50 euro.
Ma come avviene questo fenomeno che fa lievitare i prezzi del 300%, 400%, o anche del 700%? Scoprirlo ci farebbe vincere almeno il nobel dell’economia.
Ragioniamo: nella filiera di un prodotto agricolo, come si sa, avvengono numerosi passaggi: produttore, trasformatore, commerciante all’ingrosso, commerciante al dettaglio. E al costo di produzione vanno aggiunti raccolta, trasporto, stoccaggio, E poi, c’è il rischio d’impresa. Chi raccoglie la frutta prende circa 8 euro all’ora più i contributi (a spanne, circa 8 centesimi al kg di costo aggiuntivo). Fino a 8 centesimi di euro al kg ci vogliono per il trasporto. Poi ci sono le spese di amministrazione del negozio, le tasse, gli annessi e i connessi.
Conteggiamo anche un onesto e sacrosanto guadagno per grossisti e negozianti, che ci risparmiano la fatica di girare in lungo e in largo per andare dal produttore a comprare zucchine, patate, carote, ecc. Allora va tutto bene? Non c’è trucco, non c’è inganno? Ricostruiamo, con qualche numero i ricarichi dei vari passaggi di questo melone, scopriamo dove si nasconde questo miracolo. Se nella “catena del valore” c’è un solo passaggio, cioè dal produttore al consumatore, per ogni 100 euro incassati dall’agricoltore noi ne paghiamo 177. Se c’è un intermediario, ai 100 euro che incassa il bravo agricoltore corrispondono i 232,9 euro che paghiamo noi per il melone, con un ricarico ulteriore del 55%. Niente male, no? Se poi gli intermediari sono due, all’agricoltore continuano ad entrare in tasca 100 euro, mentre noi ne paghiamo 390, con un ricarico ulteriore di “appena” il 157% e un prezzo di vendita che è 4 volte tanto. Il miracolo si compie. Inginocchiamoci con deferenza. Sì, perché, sempre facendo due conti, volendo incorporare nel prezzo un po’ di guadagno per tutti, un raddoppio (forse anche qualcosa di più) del prezzo ci potrebbe anche stare. E il resto, dove va? Ah, già. Il resto, mancia. GPS
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