giovedì 9 agosto 2007

Che succede ai maschietti?

Succede che nello stato scandinavo, celebre per essere stato nel passato la patria dei Berserkir, i feroci guerrieri vichinghi, gli uomini ora sono i discriminati.
In Norvegia le donne hanno un ruolo da assolute protagoniste e sono gli uomini ad avere bisogno di una tutela.
Sarà stato per lo stress provocato da decenni dedicati a promuovere l'ascesa sociale delle donne, ma oggi i norvegesi appaiono fiacchi, come se fossero diventati loro il vero sesso debole.
I risultati scolastici dei ragazzi sono peggiori di quelli delle compagne di classe. Gli uomini tendono ad ammalarsi più frequentemente e di patologie diverse, che però riscuotono minore interesse. Inoltre, in caso di divorzio raramente ottengono la custodia dei figli. Si direbbe che hanno proprio bisogno di aiuto.
Il ministro donna Karita Bekkemellem, non ha perso tempo e ha istituito un gruppo di persone composto esclusivamente da uomini ( ovviamente ) per discutere del problema e trovare delle soluzioni. I 32 " saggi " , pescati nel mondo della politica, del cinema e dello sport, avranno il compito di scrivere un documento su " uomini e pari opportunità " e di generare una discussione pubblica sui diritti del genere maschile.Situazioni del genere in Italia sembrerebbero assurde?Come ci siamo ridotti. Sono anni che sostengo la necessità di creare il ” Movimento di liberazione del maschietto” GPS

1 commento:

giovane ha detto...

La trovo una ottima notizia. Per esempio sull'aspetto padri-figli c'è ancora molto da fare, c'è da dare a tutti i figli due genitori presenti, c'è da dare agli uomini più diritti in famiglia, primo su tutti il diritto alla paternità.

Un diritto/dovere quello del padre a crescere un figlio non minore di quello del figlio ad avere un padre, si tratta infatti di una relazione reciproca che riguarda inscindibilmente educazione, crescita e felicità di entrambi, si tratta a mio avviso più che di due diritti disgiunti di un "circolo virtuoso" che può funzionare soltanto con la spinta "da entrambe le parti" e può fallire anche con la sola mancanza di una delle due.

In questo senso la paternità acquisisce un gran valore collettivo e sociale e lo stato dovrebbe tutelarla dove esiste, portarla dove non esiste. Una buona paternità è una buona qualità della vita. Per la persona che la vive, per chi gli sta accanto, per i figli che hanno un insegnante, un uomo, un punto di riferimento su cui contare e attraverso il quale confrontarsi e crescere.

La paternità inoltre è il completarsi della vita di un uomo. Lo stato ha il dovere di tutelare l’uomo perché allo stesso pari di una donna ha il diritto di realizzarsi a beneficio proprio e della società.

giovane padre
giovane@email.it