venerdì 15 giugno 2007

La “Exit strategy” rifondarola

Rifondazione comunista lo scorso anno ha deciso di fare parte dell'Unione prodiana e quindi di qualificarsi come partito di governo. Una svolta fatta però senza una lotta politica, senza un chiarimento di fondo, in un partito che al congresso si era identificato con i movimenti, i cui rappresentanti come Caruso e altri, grazie all'attuale legge elettorale, sono stati nominati e non eletti in Parlamento.
La confusione che sta travagliando Rifondazione è frutto di queste doppiezze. Leggo sulla “Stampa” Riccardo Barenghi che fa parlare Giorgio Cremaschi, uomo Fiom e di Rifondazione.
A suo giudizio la crisi del suo partito «si chiama Fausto Bertinotti… il simbolo di una forza politica che ha perso l'anima».
E sul che fare aggiunge: «Emanciparsi da Bertinotti e uscire dal governo». E dopo? Qui c'è la magia di una certa sinistra.
Leggiamola: «Uscire magari mettendo a punto un'exit strategy in modo da organizzare un sistema che non consenta a Berlusconi di tornare al potere». E cos'è questa miracolosa exit strategy che non consentirebbe al Cavaliere di tornare? Il bravo Barenghi, che si definisce giornalista, ma non è curioso, non lo chiede. Posso chiederlo io? Grazie. Il Cremaschi sta all’intelligenza politica come il peperoncino alle emmoroidi. Cosa avremo mai fatto nell’altra vita, per sopportare anche questo? GPS

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