giovedì 24 maggio 2007

Il giorno del miracolo delle Prostitute Vergini


Dall'Assemblea Annuale di Confindustria, un attacco durissimo alla classe politica, la richiesta di un cambiamento radicale e importante del sistema Paese, che permetta finalmente di crescere, di competere, in Europa e nel mondo. Le Prostitute vergini, in sostanza, dicono che hanno già dato, e vogliono continuare ad avere di più. Fra le tante cose dette questa ci sembra la più notevole:

Far pagare le tasse a tutti. Ma "per ridurre stabilmente la pressione fiscale la strada è abbattere il debito pubblico, tagliare la spesa improduttiva - su cui si è fatto pochissimo per non dire nulla - spingere la crescita dell'economia. E poi, come ripetiamo da anni, far pagare le tasse a tutti". Sulle tasse ci sarebbe da ridere per non piangere, sulla spesa improduttiva (che è sempre quella degli altri) al Luca Coldero vorremmo ricordare:

I manager italiani i più pagati d'EuropaRuggiero, Montezemolo e Profumo in testa alle classifiche di settore

Il 2006 si conferma come un altro anno d'oro per gli stipendi dei dirigenti italiani. Oltre 40 tra i top-manager di Piazza Affari (contro i 27 del 2005) hanno chiuso l'anno con una busta paga superiore ai 3 milioni. E la testa della classifica dei Paperoni d'Italia è stata riconquistata - dopo un anno di interregno - dai vertici della galassia Pirelli-Telecom. Lo scettro di "Bill Gates" tricolore è andato a Carlo Buora che grazie alla liquidazione della Bicocca (lasciata per concentrarsi sull'ex-monopolio) si è messo in tasca un super-stipendio da 18,8 milioni. L'intero vertice della graduatoria, del resto, è appannaggio del "clan delle liquidazioni". Dietro Buora c'è infatti un altro "ex" di lusso, Vito Gamberale, uscito da Autostrade con in tasca un assegno di oltre 12 milioni. A ruota seguono Emilio Tonini (che ha incassato da Mps 10 milioni - parte come "premio d'operosità" - dopo 38 anni in azienda), Vittorio Colao (7,8 milioni da Rcs di cui la metà donati in beneficenza) e Roberto Vedovotto, ex ad Safilo, con 7,4 milioni. L'addio dorato di Colao conferma la storica generosità di Via Solferino che negli ultimi quattro anni - da Mele a Romiti jr., da Tatò a Vitale - ha speso quasi 30 milioni tra buonuscite e buonentrate (ultima in ordine di tempo il milione di bonus d'ingresso per Antonio Perricone) per oliare il frenetico turnover dei suoi manager. Il leader degli stipendi non drogati da proventi straordinari è Alberto Lina che tra Impregilo e Sirti si è messo in tasca 7,3 milioni. A un'incollatura lo segue Marco Tronchetti Provera. Il numero uno della galassia Pirelli-Telecom ha affogato i dispiaceri per la bufera finanziar-giudiziaria che ha travolto il suo gruppo con una busta paga da 7,1 milioni, precedendo di un'incollatura il tandem al volante di Fiat - Sergio Marchionne e Luca Cordero di Montezemolo - fermo (si fa per dire) a quota 7 milioni. Dietro di loro parte la lunga lista dei supermanager di banche ed assicurazioni di casa nostra per cui tra l'altro i compensi annuali sono ormai una sorta di sinecura, viste le decine di milioni guadagnati negli ultimi due anni grazie alle stock option. A tirare la volata nel settore (orfano dello stipendio di Alessandro Profumo, che sarà comunicato solo lunedì) è Matteo Arpe che con 6,1 milioni batte di quasi due milioni il suo ex mentore Cesare Geronzi. Jonella Ligresti ha sfondato il muro dei 5 milioni conquistando sia la palma di donna più pagata d'Italia che l'Oscar dei rampolli d'oro, classifica dove ha superato di un soffio Francesco Caltagirone Jr. (4,7 milioni). I derby degli stipendi, invece, hanno visto vincere - come tradizione - gli outsider. In casa Generali, ad esempio, la palma del più pagato spetta ad Antoine Bernheim. Ma i due ad Sergio Balbinot e Giovanni Perissinotto - malgrado un "730" cresciuto a circa 3,7 milioni - sono stati scavalcati dal binomio alla guida di Banca Generali (Giorgio Girelli e Piermario Motta) con 100mila euro in più. In casa Sanpaolo-Intesa, invece, il favoritissimo Corrado Passera (che peraltro ha incassato 35 milioni di plusvalenze grazie alle stock option) ha chiuso alla pari con Pietro Modiano a quota 3,9 milioni. Più di 100 manager di Piazza Affari comunque hanno festeggiato il 2006 con in tasca un bell'assegno milionario, come il vecchio signor Bonaventura. Sotto questa soglia - tra tanti semi-sconosciuti - brilla lo stipendio quasi monacale di Enrico Bondi. Il numero uno della Parmalat, per il 2006, si è accontentato (beato lui) di 390mila euro. ( da Repubblica.it) GPS

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