La crociata legaiola sulle “quote latte” è una di quelle battaglie da armata Brancaleone sempre meno comprensibile.
In effetti non si capisce bene quale sia il motivo che spinga il partito legaiolo a mettere in atto un forcing così forte sulla norma, che in realtà, così come lamentato anche da qualche esponente leghista, interessa solo pochi produttori di latte, meno di un centinaio.
L’emendamento infatti non sfiora nemmeno la stragrande maggioranza degli agricoltori interessati, quella che si è messa in regola nel 2003, grazie alle decisione della Commissione europea n.530 che ha consentito di rateizzare in 14 anni senza interessi le multe maturate per eccesso di produzione.
Al di fuori della regolarizzazione di sei anni fa, restano solamente 1.500 produttori “splafonatori”, che – ricorda il Riformista – devono allo Stato 470 milioni di euro di multe, soldi già anticipati dal Governo alla Ue. Di questi 1.500 alcuni avrebbero provveduto a mettersi in regola, invece, grazie alla legge 33 dello scorso anno, emanata in Italia in accordo con Bruxelles e che prevede di spalmare le multe in 30 anni con rate semestrali da versare ad un apposito ente deputato al recupero delle somme, l’Agea.
Ma sono solo 67 le qaziende che hanno stipulato entro la data prevista, il 30 giugno, un contratto con Agea, col quale si impegnavano a pagare per trent’anni e a rinunciare al contenzioso.
Tanto che lo stesso ministro dell’Agricoltura Galan (Pdl), è stato costretto a definire la furbata della Lega “
uno scandalo, l’ennesima beffa per i lavoratori onesti”.
Poi la crociata è costata anche
la fine di un amore, la Coldiretti infatti (come tutte le associazione degli agricoltori)
ce l’ha a morte con la Lega sulla questione quote latte.
Ieri sono scesi
in 3000 a Piazza Montecitorio per protestare contro la decisione del Governo di sostenere le 67 aziende, cioè il 2% delle 4200 in totale, che hanno infranto il regime europeo che assegna le quote e sopratutto rifiutandosi di pagare le multe.
Ieri in piazza anche la mucca
Onestina e il
vitello Vero. La protesta arriverà a Roma, Milano e a Napoli il 26 luglio prossimo.
C’è anche
chi ha fatto i conti.
Ernesto Carbone, coordinatore del Forum Politiche agricole del PD a quantificato, con i soldi che vogliono regalare ai truffatori della
Cricca del Latte Padano, si possono pagare:
- 5 Tac,
- 80 nuove ambulanze,
- lo stipendio di 150 poliziotti o di 100 guardie mediche,
- la borsa di studio di 200 ricercatori,
- la ristrutturazione di 250 classi scolastiche
- la ricostruzione di 30 case distrutte a L'Aquila.
Allora il solleone ha elevato il quoziente di asinate leghiste?
Forse, ma sullo sfondo un eco sempre più stridente CrediEuroNord.
“Il polo bancario della Lega che sarebbe stato eretto intorno a Gianpiero Fiorani e alla sua Popolare di Lodi, sarebbe stato usato dalle cooperative “verdi” del latte leghista per riciclare i soldi provenienti dall’eccessiva produzione lattifera, vietata dall’Europa: “soldi in nero accumulati con intermediazioni, ritenute fittizie, tra gli allevatori-produttori e i distributori finali del latte. Un sistema complesso, ora ricostruito nei dettagli dalle indagini della Guardia di finanza, che avrebbe consentito di smerciare quantitativi di latte superiori alle quote limite fissate dalle leggi comunitarie“, scriveva il Corriere.
Del trucco ha parlato anche Il Coltivatore Piemontese, organo della locale Coldiretti, che raccontava qualche spiacevole episodio utilizzato dai padani per eludere le norme restringenti: e così “su un conto della banca, intestato all’ ex deputato leghista Giovanni Robusti sarebbero transitati i proventi di quantità di latte venduto «in nero»: i soldi, anziché essere versati alla Ue, tornavano ai produttori”. Interesse personale di Rainieri o escamotage per eludere i vincoli Ue? Di sicuro, dietro il pressing della lega e l’irritazione del Pdl c’è molto di più che un favore a qualche decina di sconosciuti agricoltori.” (fonte giornalettismo)
Come vedete stavolta i legaioli si sono proprio infilati nel cul...di vacca. GPS