A tre anni esatti dall’approvazione regionale del progetto, avvenuta tramite la legge n. 10 del 21 febbraio 2005, la Giunta della Provincia di Ravenna ha deliberato il testo dell’atto istituivo del Consorzio di gestione del Parco Regionale della Vena dei Gessi Romagnola.
Un documento condiviso con la provincia di Bologna, le Comunità Montane del Santerno e dell’Appennino Faentino e quindi dai sei Comuni del territorio (Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme, Borgo Tossignano, Casalfiumanese e Fontanelice) che adesso verrà proposto alla Giunta regionale per l’approvazione definitiva.
La delibera della Provincia è stata votata a conclusione della conferenza preliminare sul Parco, presieduta dalla Regione. E’ stata questa la sede di concertazione che – con il consenso delle organizzazioni agricole – ha approvato il protocollo sulle “misure di incentivazione, di sostegno e di promozione per la conservazione e la valorizzazione delle risorse naturali, storiche, culturali e paesaggistiche del territorio”.
Adesso, come prevede la legge n. 6 del 17 febbraio 2005 (Disciplina della formazione e della gestione del sistema delle aree naturali protette), scatterà il termine di 3 mesi entro i quali gli enti locali (Province, Comuni e Comunità Montane) facenti parte del Consorzio dovranno approvare lo Statuto del Parco, che definirà i poteri degli organi del consorzio, la loro composizione, la composizione ed i poteri dell'organo di revisione.
Molti sono stati i commenti positivi che si sono susseguiti in questi giorni, dalla Provincia alle Organizzazioni agricole, arrivando fino al mondo scientifico e speleologico. Un segno evidente dell’attesa condivisa per questo progetto. Non meno positivo è il giudizio che proviene dalla Comunità Montana dell’Appennino Faentino. “Finalmente – si afferma alla sede della Comunità Montana - siamo arrivati a una sintesi condivisa sulle finalità e gli obiettivi del Parco, che supera le vecchie contrapposizioni e apre la strada a una fase di collaborazione tra tutti i soggetti interessati alla gestione del Parco. La sfida che accomuna le istituzioni locali e le organizzazioni agricole e del turismo, le organizzazioni ambientaliste e speleologiche è fare del Parco una straordinaria opportunità di sviluppo sostenibile per l’intero territorio collinare e montano”.
A questo proposito la Comunità Montana dell’Appennino Faentino, con la vicina Comunità della Valle del Santerno, intende mettere a disposizione del nuovo Consorzio di Gestione del Parco la propria esperienza e competenza tecnica e amministrativa, in materia agricolo-forestale e teleologica, evitando in tal modo di dovere ricorrere alla creazione di nuove strutture burocratiche. La stessa cosa potrà accadere con l’attività di promozione, che potrà contare sulla professionalità e l’esperienza della Società di Area “Terre di Faenza”, nella cui sede il Consorzio di Gestione del Parco potrà trovare la propria sede.
“A questo punto ci auguriamo – sottolineano ancora da Fognano – che l’iter definitivo di approvazione dello Statuto (alla cui stesura aveva lavorato un gruppo tecnico rappresentativo delle due Comunità Montane e delle due Province) possa esaurirsi in tempi rapidi”.
(comunicato stampa Comunità Montana dell’Appennino Faentino)
Un documento condiviso con la provincia di Bologna, le Comunità Montane del Santerno e dell’Appennino Faentino e quindi dai sei Comuni del territorio (Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme, Borgo Tossignano, Casalfiumanese e Fontanelice) che adesso verrà proposto alla Giunta regionale per l’approvazione definitiva.
La delibera della Provincia è stata votata a conclusione della conferenza preliminare sul Parco, presieduta dalla Regione. E’ stata questa la sede di concertazione che – con il consenso delle organizzazioni agricole – ha approvato il protocollo sulle “misure di incentivazione, di sostegno e di promozione per la conservazione e la valorizzazione delle risorse naturali, storiche, culturali e paesaggistiche del territorio”.
Adesso, come prevede la legge n. 6 del 17 febbraio 2005 (Disciplina della formazione e della gestione del sistema delle aree naturali protette), scatterà il termine di 3 mesi entro i quali gli enti locali (Province, Comuni e Comunità Montane) facenti parte del Consorzio dovranno approvare lo Statuto del Parco, che definirà i poteri degli organi del consorzio, la loro composizione, la composizione ed i poteri dell'organo di revisione.
Molti sono stati i commenti positivi che si sono susseguiti in questi giorni, dalla Provincia alle Organizzazioni agricole, arrivando fino al mondo scientifico e speleologico. Un segno evidente dell’attesa condivisa per questo progetto. Non meno positivo è il giudizio che proviene dalla Comunità Montana dell’Appennino Faentino. “Finalmente – si afferma alla sede della Comunità Montana - siamo arrivati a una sintesi condivisa sulle finalità e gli obiettivi del Parco, che supera le vecchie contrapposizioni e apre la strada a una fase di collaborazione tra tutti i soggetti interessati alla gestione del Parco. La sfida che accomuna le istituzioni locali e le organizzazioni agricole e del turismo, le organizzazioni ambientaliste e speleologiche è fare del Parco una straordinaria opportunità di sviluppo sostenibile per l’intero territorio collinare e montano”.
A questo proposito la Comunità Montana dell’Appennino Faentino, con la vicina Comunità della Valle del Santerno, intende mettere a disposizione del nuovo Consorzio di Gestione del Parco la propria esperienza e competenza tecnica e amministrativa, in materia agricolo-forestale e teleologica, evitando in tal modo di dovere ricorrere alla creazione di nuove strutture burocratiche. La stessa cosa potrà accadere con l’attività di promozione, che potrà contare sulla professionalità e l’esperienza della Società di Area “Terre di Faenza”, nella cui sede il Consorzio di Gestione del Parco potrà trovare la propria sede.
“A questo punto ci auguriamo – sottolineano ancora da Fognano – che l’iter definitivo di approvazione dello Statuto (alla cui stesura aveva lavorato un gruppo tecnico rappresentativo delle due Comunità Montane e delle due Province) possa esaurirsi in tempi rapidi”.
(comunicato stampa Comunità Montana dell’Appennino Faentino)
Finalmente un po’ di chiarezza, dalla Comunità Montana dell’Appennino Faentino possiamo capire come stanno le cose. Il nostro interrogativo Ente di gestione del Parco, una bufala? era più che legittimo. Infatti “adottato l’atto costitutivo dell’ente di Gestione del Parco” è una bufala a metà. Di fatto dovrà essere costituito entro “3 mesi”. Se ci si è messo 3 anni per un atto che doveva essere adottato in 30 giorni, ora che per costituire L’Ente di gestione del parco si hanno 3 mesi di tempo, c’è da stare poco allegri. Comunque la speranza è l’ultima a morire, il Senio mormora vi terrà informati. GPS
Gli speleologi salutano il Parco
«Si è più volte detto come il parco rappresenti un’opportunità di sviluppo e ricchezza - afferma il responsabile regionale degli speleo - ma noi pensiamo che possa essere, anche e soprattutto, un’importante occasione di crescita culturale, un luogo di ricerca e di studio del territorio, uno strumento di divulgazione delle conoscenze e per questo riteniamo che una parte importante delle risorse debba essere in tal senso indirizzata».Da qui le attese degli esploratori dell’oscurità.«Ora ci aspettiamo una politica di conservazione della natura resa compatibile con la presenza e con l’attività dell’uomo. Occorre inoltre superare le troppe diffidenze e pregiudizi - continua Lucci - e questo può avvenire soltanto attraverso una partecipazione vasta, coinvolgendo oltre alle amministrazioni locali, l’associazionismo ambientale, quello speleologico, la scuola, le imprese e le professioni».In tema di collaborazione gli speleologi regionali puntano molto sulla ricerca ed il coinvolgimento del mondo scientifico.«Per il futuro dovrà giocare un ruolo primario il mondo scientifico, in particolare l’università di Bologna, l’istituto nazionale di speleologia e la soprintendenza ai Beni archeologici».
Gli speleologi salutano il Parco
«Si è più volte detto come il parco rappresenti un’opportunità di sviluppo e ricchezza - afferma il responsabile regionale degli speleo - ma noi pensiamo che possa essere, anche e soprattutto, un’importante occasione di crescita culturale, un luogo di ricerca e di studio del territorio, uno strumento di divulgazione delle conoscenze e per questo riteniamo che una parte importante delle risorse debba essere in tal senso indirizzata».Da qui le attese degli esploratori dell’oscurità.«Ora ci aspettiamo una politica di conservazione della natura resa compatibile con la presenza e con l’attività dell’uomo. Occorre inoltre superare le troppe diffidenze e pregiudizi - continua Lucci - e questo può avvenire soltanto attraverso una partecipazione vasta, coinvolgendo oltre alle amministrazioni locali, l’associazionismo ambientale, quello speleologico, la scuola, le imprese e le professioni».In tema di collaborazione gli speleologi regionali puntano molto sulla ricerca ed il coinvolgimento del mondo scientifico.«Per il futuro dovrà giocare un ruolo primario il mondo scientifico, in particolare l’università di Bologna, l’istituto nazionale di speleologia e la soprintendenza ai Beni archeologici».
Per Lucci, infatti, «la Vena del gesso va concepita come un luogo di studio ambientale d’inestimabile valore storico e culturale. Uno spazio nel quale riflettere sul rapporto uomo-natura come fondamentale elemento creativo e ricreativo».Infine una precisazione, ormai storicamente determinata, gli speleo non se la lasciano certo scappare. «Va sottolineato - precisa il presidente - che la tutela di questo territorio non si esaurisce con la costituzione del parco. Restano aperti problemi ed emergenze ambientali importanti come la cava di Borgo Rivola. Per questo - continua Lucci - occorre contenere l’attività di cava che deve continuare entro linee di protezione ambientale e sotto costante monitoraggio Non dobbiamo dimenticare che la cava opera in un ambiente di eccezionale valore naturalistico ed archeologico, basti pensare alla grotta del Re Tiberio ed ai due tra i più grandi sistemi carsici della Vena». (Comunicato stampa Federazione Speleologica Emilia Romagna) GPS
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