Bersani nel suo discorso di insediamento davanti all’ Assemblea nazionale del Partito Democratico, ha centrato un punto particolarmente interessante che vale la pena evidenziare.
Il Federalismo della Lega è “quello delle chiacchere”. Il segretario del PD ha proposto, come prima iniziativa di mobilitazione, un'assemblea di mille amministratori del Pd, aperta anche a quelli degli altri schieramenti politici, "per affermare il federalismo dei fatti’’.
La sfida è netta e chiara, i legaioli non potranno più permettersi di “raccontare qualsiasi favola con noi che stiamo zitti".
Il colpo è diretto e centrato, colpisce il tallone di Achille legaiolo e fa anche male. Non ha caso il Bossi reagisce stizzito ed è costretto a bofonchiare: “Bersani parte male, al di sopra del Po chi è contro la Lega è morto".
La partita è di quelle che possono rivelarsi decisive.
La Lega sa benissimo, al di là dei proclami, che la loro bandiera federalista è oggi avvolta nel mare delle nebbie, che manco quelli di “Chi la visto?” sono riusciti ad individuarne qualche traccia.
Insomma, si sono cacciati in un cul di sacco che li sta soffocando e più di tutto, preludio alle sabbie mobili. La palude parlamentare bipartisan rischia lentamente di affondare il federalismo legaiolo. Il bello della vicenda è che i seppellitori occulti dell’approssimativo e raffazzonato federalismo leghista, che oggi è e resta uno scatolone vuoto, sono proprio in agguato dentro l’alleato PDL.
Non a caso era necessario alzare la voce e parlare d’altro e in questi mesi. Sparare spot sulla sicurezza, sui respingimenti, sulle ronde, sui dialetti, sull’ inno nazionale e gabbie salariali, ecc.
Ma un Papi azzoppato e anche se tenuto per le palle, ormai anche i legaioli hanno capito che alla lunga non paga, perché non decide una mazza.
Perciò tentano di giocare l’ultima carta. Il via libera della Lega alle riforme del codice penale, ovvero salvare il culo a Papi dai suoi processi e in cambio, come dice il celodurista: "Alla Lega vanno il Veneto e il Piemonte","In Lombardia resta l'attuale presidente, ma con un vicepresidente della Lega". La battaglia delle “cadreghe” alle regionali, serve per attutire i colpi di un fallimento politico quasi totale che ha portato a casa un pugno di mosche. Anzi no, un ponte sullo stretto e la nuova cassa del mezzogiorno. Tappe fondamentali per la Padania libera.
Se la controffensiva del Pd di Bersani al nord sarà portata avanti con determinazione, per i legaioli si fa dura e “al di sopra del Po”, il morto se lo potrebbero, presto, trovare in casa. GPS
Il Federalismo della Lega è “quello delle chiacchere”. Il segretario del PD ha proposto, come prima iniziativa di mobilitazione, un'assemblea di mille amministratori del Pd, aperta anche a quelli degli altri schieramenti politici, "per affermare il federalismo dei fatti’’.
La sfida è netta e chiara, i legaioli non potranno più permettersi di “raccontare qualsiasi favola con noi che stiamo zitti".
Il colpo è diretto e centrato, colpisce il tallone di Achille legaiolo e fa anche male. Non ha caso il Bossi reagisce stizzito ed è costretto a bofonchiare: “Bersani parte male, al di sopra del Po chi è contro la Lega è morto".
La partita è di quelle che possono rivelarsi decisive.
La Lega sa benissimo, al di là dei proclami, che la loro bandiera federalista è oggi avvolta nel mare delle nebbie, che manco quelli di “Chi la visto?” sono riusciti ad individuarne qualche traccia.
Insomma, si sono cacciati in un cul di sacco che li sta soffocando e più di tutto, preludio alle sabbie mobili. La palude parlamentare bipartisan rischia lentamente di affondare il federalismo legaiolo. Il bello della vicenda è che i seppellitori occulti dell’approssimativo e raffazzonato federalismo leghista, che oggi è e resta uno scatolone vuoto, sono proprio in agguato dentro l’alleato PDL.
Non a caso era necessario alzare la voce e parlare d’altro e in questi mesi. Sparare spot sulla sicurezza, sui respingimenti, sulle ronde, sui dialetti, sull’ inno nazionale e gabbie salariali, ecc.
Ma un Papi azzoppato e anche se tenuto per le palle, ormai anche i legaioli hanno capito che alla lunga non paga, perché non decide una mazza.
Perciò tentano di giocare l’ultima carta. Il via libera della Lega alle riforme del codice penale, ovvero salvare il culo a Papi dai suoi processi e in cambio, come dice il celodurista: "Alla Lega vanno il Veneto e il Piemonte","In Lombardia resta l'attuale presidente, ma con un vicepresidente della Lega". La battaglia delle “cadreghe” alle regionali, serve per attutire i colpi di un fallimento politico quasi totale che ha portato a casa un pugno di mosche. Anzi no, un ponte sullo stretto e la nuova cassa del mezzogiorno. Tappe fondamentali per la Padania libera.
Se la controffensiva del Pd di Bersani al nord sarà portata avanti con determinazione, per i legaioli si fa dura e “al di sopra del Po”, il morto se lo potrebbero, presto, trovare in casa. GPS
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