Secondo la mitologia ellenica, le Arpie, il cui nome significa “coloro che afferrano”, sono le figlie che Poseidone, il Dio dei Mari.
Dante Alighieri le cita nella “La Divina Commedia”: “Ali hanno late, e colli e visi umani, piè con artigli, e pennuto l’gran ventre; fanno lamenti in su li alberi strani...”
Ariosto le descrive nell’”Orlando Furioso”:”Erano sette in una schera, …l’alaccie grandi avean deformi e brutte, le man rapaci, e l’ugne incurve e torte; grande e fetido il ventre, e lunga coda come di serpe che s’aggira e snoda...”.
La leggenda ci racconta che il loro re era Fineo, al quale ad un certo punto, le Arpie incominciarono a rubargli tutto il cibo che egli poneva davanti a sé, e quello che non potevano carpire insozzavano con i loro escrementi.
La storia delle nostre Arpie, era incominciata quel 26 gennaio al senato, fra urla, spumante, mortadella e la vittoria facile e senza storia. Sottovalutando un effetto collaterale non secondario, che alla vittoria facile in tasca le Arpie ci hanno creduto.
Così,”le man rapaci, e l’ugne incurve e torte; grande e fetido il ventre” dovevano pur riempire.
Si inizia con circa meta della “pappa disponibile” a sfamare le prime 2:Bossi, Fini.
Poi inizia la telenovela Casini, vieni da me, non vengo conte e la storia finisce con "Dico a Berlusconi in Italia non tutti sono in vendita", …soprattutto coi prezzi che offri oggi, aggiungiamo noi. Il Bellachioma prontamente precisa : “NON È CASINI CHE HA DECISO DI NON VENDERSI, SONO IO CHE NON AVEVO ALCUNA INTENZIONE DI ACQUISTARE NULLA...” Nel club delle Arpie funziona così.
Poi arriva il conto di Mastella, ma chi mai si compra un Udeur di questi giorni, due banane e pussavia, così anche da Ceppaloni arriva un “Io corro da solo”.
Nella grande giostra, il Rotondi che ha portato in modo entusiasta la sua piccola Dc dentro il Popolo della libertà. La Mussolini, De Gregorio, Lamberto Dini e Signora, Capezzone e Giovanardi ovvero le Arpie del salto della quaglia, si prosegue con Mpa di Lombardo, a Sgarbi passando dai liberali di De Luca, ai «salmoni» Della Vedova e Taradash, alla pornostar Federica Zarri. Le Arpie hanno fatta piazza pulita e l’ultimo osso sta per papparselo Panzer, ateo clericale. Il Bellachioma stanco è in affanno, si consola “non vogliamo vincere troppo”, bontà sua.
Per la verità ha quasi finito le cartucce. Ne rimane una: la Destra di Storace e Santanchè non coalizzata, ma che invece nei sondaggi del Bellachioma è data in crescita, capace di superare il quorum alla Camera. E che per governare potrebbe tornare un’ utile ruota di scorta.
Il Bellachioma di oggi sembra proprio re Fineo. Da gran maestro della setta di “coloro che afferrano” rischia di rimanere digiuno o farsi divorare. Succede in natura che a volte ci si sbrani il capo branco. Insomma un po’ come quelli che andarono per suonare e rimasero suonati. GPS
Dante Alighieri le cita nella “La Divina Commedia”: “Ali hanno late, e colli e visi umani, piè con artigli, e pennuto l’gran ventre; fanno lamenti in su li alberi strani...”
Ariosto le descrive nell’”Orlando Furioso”:”Erano sette in una schera, …l’alaccie grandi avean deformi e brutte, le man rapaci, e l’ugne incurve e torte; grande e fetido il ventre, e lunga coda come di serpe che s’aggira e snoda...”.
La leggenda ci racconta che il loro re era Fineo, al quale ad un certo punto, le Arpie incominciarono a rubargli tutto il cibo che egli poneva davanti a sé, e quello che non potevano carpire insozzavano con i loro escrementi.
La storia delle nostre Arpie, era incominciata quel 26 gennaio al senato, fra urla, spumante, mortadella e la vittoria facile e senza storia. Sottovalutando un effetto collaterale non secondario, che alla vittoria facile in tasca le Arpie ci hanno creduto.
Così,”le man rapaci, e l’ugne incurve e torte; grande e fetido il ventre” dovevano pur riempire.
Si inizia con circa meta della “pappa disponibile” a sfamare le prime 2:Bossi, Fini.
Poi inizia la telenovela Casini, vieni da me, non vengo conte e la storia finisce con "Dico a Berlusconi in Italia non tutti sono in vendita", …soprattutto coi prezzi che offri oggi, aggiungiamo noi. Il Bellachioma prontamente precisa : “NON È CASINI CHE HA DECISO DI NON VENDERSI, SONO IO CHE NON AVEVO ALCUNA INTENZIONE DI ACQUISTARE NULLA...” Nel club delle Arpie funziona così.
Poi arriva il conto di Mastella, ma chi mai si compra un Udeur di questi giorni, due banane e pussavia, così anche da Ceppaloni arriva un “Io corro da solo”.
Nella grande giostra, il Rotondi che ha portato in modo entusiasta la sua piccola Dc dentro il Popolo della libertà. La Mussolini, De Gregorio, Lamberto Dini e Signora, Capezzone e Giovanardi ovvero le Arpie del salto della quaglia, si prosegue con Mpa di Lombardo, a Sgarbi passando dai liberali di De Luca, ai «salmoni» Della Vedova e Taradash, alla pornostar Federica Zarri. Le Arpie hanno fatta piazza pulita e l’ultimo osso sta per papparselo Panzer, ateo clericale. Il Bellachioma stanco è in affanno, si consola “non vogliamo vincere troppo”, bontà sua.
Per la verità ha quasi finito le cartucce. Ne rimane una: la Destra di Storace e Santanchè non coalizzata, ma che invece nei sondaggi del Bellachioma è data in crescita, capace di superare il quorum alla Camera. E che per governare potrebbe tornare un’ utile ruota di scorta.
Il Bellachioma di oggi sembra proprio re Fineo. Da gran maestro della setta di “coloro che afferrano” rischia di rimanere digiuno o farsi divorare. Succede in natura che a volte ci si sbrani il capo branco. Insomma un po’ come quelli che andarono per suonare e rimasero suonati. GPS
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